martedì 7 aprile 2015

Hotel Transilvania, la recensione

Dite quello che volete, ma ultimamente io preferisco guardare i cartoni animati piuttosto che i film: sarà che ormai Hollywood non è più la fabbrica dei sogni di una volta.

Quindi, ecco per voi un'altra recensione SERIA di uno dei cartoni animati, che senza gran successo, è approdato nei cinema nel 2012: Hotel Transilvania.

Nato dalla mente del regista Genndy Tartakovsky, Hotel Transylvania è il primo esperimento cinematografico del regista, impegnato principalmente con spettacoli televisivi. Sfruttando la storia e l’immagine di tanti onorevoli mostri, che hanno fatto la storia del cinema e non, il regista porta in scena una pellicola ricca di messaggi e “lezioni di vita”.

Tutto inizia con un moderno Dracula, che segnato dall'omicidio della moglie ad opera degli umani, decide di costruire un immenso castello, che sarà tramutato poi in Hotel, dove tenere al sicuro sua figlia Mavis e tutti quanti i mostri che lo desiderino. E’ proprio in occasione dei festeggiamenti del 118° compleanno di quest’ultima, che un umano riesce inspiegabilmente a superare tutti i sistemi di difesa, presentandosi alla porta del castello.

Rapporto genitori-figli, drammi adolescenziali, accettazione del diverso, il film è ricco di spunti di riflessione, scene di dialogo e d’introspezione, il tutto riadattato a misura di bambino; procedimento che ha portato conseguenze non felici per la trama.

L’attenzione particolare dimostrata “ne voler trasmettere qualcosa”, ha tolto infatti spessore e particolarità a dei personaggi, che al di la dei tre protagonisti principali, risultano essere poco sviluppati.

Non del tutto privo di scene comiche, la pellicola di certo non regge il paragone con gli altri film animati, che hanno fatto il loro ingresso nei cinema italiani di recente, ma nel complesso non è niente male.

Non bisogna dimenticare, che stiamo parlando pur sempre di un esordio cinematografico.

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